
La notte buia dell’anima è un passaggio, una fase di trasformazione profonda in cui ciò che eravamo smette di funzionare e ciò che diventeremo non è ancora chiaro. È quel momento in cui ci si sente persi, disconnessi da tutto: dal senso, dalla fede, perfino da sé stessi.
Non è una punizione, anche se può sembrare così. È un processo di svuotamento necessario. Le vecchie certezze crollano perché non bastano più, le convinzioni si sgretolano perché devono fare spazio a qualcosa di più autentico. È come un ciclo naturale: la notte arriva perché qualcosa deve maturare nel buio, lontano dagli occhi e dal rumore.
Non c’è un modo giusto per attraversarla, ma c’è una chiave: non opporsi. Accogliere il vuoto senza cercare di riempirlo subito. Stare nel silenzio senza scappare. Osservare cosa resta quando tutto il resto cade.
Perché poi qualcosa resta sempre.
E quando il sole torna, non siamo più gli stessi. Siamo più essenziali, più radicati, più vicini a ciò che siamo davvero. La notte buia non è la fine. È l’inizio di un nuovo modo di esistere.
Più autentico, più nostro e meno ereditato.
Ma in verità non vi è solo UNA. C'è chi ne passa più di una.
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