
Mi sento spessa. Grossolana in un mondo di fini. Ci sono solo porte strette, anguste.
E per quanto io stessa voglia arrivare dall' altra parte, non voglio assottigliarmi. Ridurmi. Non voglio smagrire.
A stento riesco a capire come si tengano incollati al suolo. Senza il peso dell' essere.
Li vedo, ma solo io, vagare i più tra spazi inutili. Tra successi vuoti. Perdendo la consapevolezza, rifiutando l'esperienza. Assottigliando la propria essenza quanto una banconota. Rimpicciolendosi fino a quasi scomparire.
Ridursi ad una fine carta da mazzo. Di appunto, un mazzo.
Omologandosi a ciò che sembra riempire uno spazio così piccolo. Vagando tra le superficialità, tra la mancata coscienza di sé.
Fini e poveri di sostanza. Colorando la propria superficie, senza riempirsi mai.
Leggeri come una foglia in balia del vento. Increduli della loro sorte perché mai hanno amato pesarsi davvero.
Per me c'era spazio tra i miei simili, in costante ricerca anch'essi di appartenenza, in cerca dello stesso spessore. Cercando acque dense come se stessi. In un mare di distrazioni, di appagamento effimero ci cerchiamo.
E finalmente pensi:
Tutto di me lo è:
Menomale che sono spessa.
Ogni cosa da me veniva Amata solennemente e gravemente.
Di essenza ero Densa.
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