Episodio 1

 

 

Vivevo in una provincia di Valencia, in un paesino molto piccolo accanto a una piantagione di canne da zucchero. Per noi bambini, quel posto era un’enorme area di gioco: superata la fossa, c’era la ricompensa. Staccavamo le canne, le aprivamo e passavamo ore a gustare quel nettare dolce.

 

Di solito ero con tre amici: Efrén, "la Negra" (così la chiamavamo) e Gabri, che era qualche anno più grande di noi. Io e la Negra eravamo vicine di casa, ci separavano solo cinque minuti a piedi.

 

Un giorno andai a cercarla, ed entrando in casa sua, trovai il patrigno.

 

Era seduto, guardava un film p@rno con il membro in mano.

 

Rimasi pietrificata. Non capivo fino in fondo, ma sapevo che c’era qualcosa di profondamente sbagliato. Con un filo di voce chiesi della mia amica.

 

Lui, senza il minimo imbarazzo, rispose: "Lei non c'è, ma se vuoi puoi aspettare qui."

In quel momento, dentro la mia testa, sentii una voce chiara, netta, quasi imperativa: "Corri via. Scappa."

Non ci pensai due volte. Mi voltai e scappai.

 

Più tardi parlai con la Negra, che in un certo senso confermò e negò allo stesso tempo. Mi disse che quell’uomo non l’aveva mai toccata, grazie alla protezione della famiglia di sua madre.

 

Poi andai da Gabri per raccontarle quello che era successo.

 

Lei accese un vallenato, come per evitare che qualcuno ci sentisse. Si avvicinò e, con voce bassa e carica di tensione, mi disse:

 

"Sei stata fortunata. Io non sono riuscita a scappare."

 

Mi raccontò che si era ritrovata chiusa in casa con lui. Poi aggiunse con rabbia:

 

"Non gli permetterò di rovinarmi la vita."

 

Mi consigliò di non pensarci più, di prendermi cura di me e di non andare mai più a casa di quella famiglia. 

 

Non riuscii a far finta di niente. Anche se ero solo una bambina, sapevo che dovevo fare qualcosa. Parlai con mia nonna. Lei, senza esitazione, ne parlò con mia madre, e insieme andarono da Gabri.

 

Quando tornarono, mia nonna aveva un’aria strana. Mi raccontò che Gabri aveva negato tutto.

 

Giurava di non aver mai parlato con me di quella storia. Anzi, sosteneva che non avrei mai potuto sapere nulla, perché lei non l’aveva raccontato a nessuno e visto la mia età neanche a me.

 

Disse che non voleva denunciare quell’uomo, non voleva che nessuno lo sapesse. Desiderava solo dimenticare.

 

Mia nonna capì. Così era fatta lei. Solo in seguito scoprimmo che quell’uomo non era solo un pericolo: era anche un narco ed un sicario. 

 

Confusa, decisi di andare io stessa da Gabri.

 

Le bussai alla porta. Quando aprì, mi afferrò per un braccio con forza e mi chiese, con rabbia negli occhi:

 

"Adesso mi dici come l’hai saputo."

 

Una svolta inquietante

Mi disse: "puoi mentire a tua nonna, non a me" e continuó 

"non avrei mai detto una cosa del genere a te" "chi te l'ha detto " io risposi ingenuamente "tu"

 

In quel momento mi resi conto di una cosa scioccante: non era mai successo.

Non ero mai andata a casa sua quel giorno. Non le avevo mai raccontato nulla. Era stato solo un sogno. Ma era sembrato così reale che l'ho scambiata per realtà. 

Da quel momento, Gabri smise di parlarmi. Non ci frequentammo più. Qualche mese dopo, si trasferì.

Come ho potuto sapere qualcosa che nessuno mi aveva raccontato?

Mia nonna già aveva capito: 

Ero come lei. 

 

 

 

 

 

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