Un cuore

Nelle sue mani un cuore.

D’oro e rubini, protetto dal cristallo. Lo maneggiava con cura e un sorriso, convinta che lo avrebbero apprezzato. Eppure, lo lasciava sempre in mani sbagliate. Mani ruvide, inesperte. Mani che non sapevano cosa farsene.

 

Forse sperava che, prima o poi, qualcuno lo avrebbe toccato con delicatezza.

 

Ma il cristallo separava tutto.

 

Alcuni lo sfiorarono con leggerezza, ma senza mai toccarlo davvero. Poi vennero mani brusche, e il cristallo si incrinò. Iniziò a rompersi, e in quel decadere, lei sentì per la prima volta il battito del cuore. Era vivo. Il sole faceva brillare i rubini, il calore li accendeva.

 

Ma qualcosa andò storto.

 

L’oro si ammaccò.

 

Lo diede ancora, a mani inesperte ma bramose di possederlo. Ma quando qualcosa non si conquista, non si apprezza. Lo strapazzarono. Non capirono la sua natura. Gli strapparono i rubini, lo trasformarono. Divenne spigoloso, duro.

 

Non poteva lasciarlo così.

 

Lo prese, lo scaldò. Lo forgiò di nuovo. Stavolta lo adornò di diamanti e smeraldi. Più prezioso, più forte. Lo racchiuse nel vetro. Più resistente. Lo mise in alto, fuori dalla portata di chiunque.

 

Non poteva più toccarlo nemmeno lei.

 

Ma il mondo trema sempre quando pensi di essere al sicuro.

 

Un terremoto. Il cuore cadde. Non si ruppe, ma qualcuno tornò. Quello che gli aveva tolto i rubini voleva i diamanti.

 

Lei esitò. Aprì la porta.

 

E poi ne arrivò un altro. Riuscì a toccare il cuore senza frantumare il vetro, ma lo ammaccava.

Se lo si offre con amore, perché nessuno lo apprezza? Perché bisogna guadagnarselo con la fatica?

Non dovrebbe essere spontaneo?

 

Basta.

 

Questa volta lo avrebbe nascosto per sempre.

Lo rinchiuse in un baule. Creò una chiave che nessuno avrebbe mai trovato. Lo sigillò sotto strati di diamante. E lo seppellì in profondità.

 

Meglio nascosto che rotto, ammaccato e impolverato.

 

E finalmente si tranquillizzò.

 

Sapeva che, un giorno, le mani vuote le sarebbero pesate. Si sarebbe ricordata com’era donarlo. La sensazione di tenerlo, il calore. L’entusiasmo di offrirlo.

 

E pensò: forse il problema era lei. Non sapeva scegliere. Regalava il cuore con troppa fiducia. Sempre alle mani sbagliate. Sempre su un piatto d’argento, con un sorriso.

 

Ora no.

Ora era protetto.

 

«Meglio così.»

 

O almeno, così continuava a ripetersi.

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.