Apoteosi

Aveva un calore dentro che non riuscì più a fermare. Un fuoco che voleva uscire. Non poteva chiudere gli occhi senza sentirsi toccata, desiderata. Immagini a spezzoni, di lui che la mordeva e poi la baciava, non la lasciavano in pace.

 

Si sdraiò, arrendendosi a un desiderio più forte di lei. Immaginava quella bocca che cercava la sua e quegli occhi che, da dolci, erano diventati addirittura devoti alla vista del suo corpo. Così si spogliò e cominciò a toccarsi i seni, sentendo le mani come quelle di lui. Una miscela tra delicatezza e voglia di divorarla. Una lentezza e durezza che ogni cellula di lei percepiva. Una mano la lasciò in alto, da un seno all’altro, da un capezzolo all’altro. Poi l'altra si apprestò a simulare una lingua perfetta. Movimenti che la facevano spasimare, ad ogni fine c'era un nuovo inizio e continuava finché, lui fremente, non iniziò ad entrare in lei e a strofinarsi nella parete superiore.

 

Stretta in una morsa dove il ritmo era sincronia perfetta, e dove perfino i gemiti erano una sinfonia ipnotizzante. Ad occhi chiusi vedevano il loro corpo dall'alto e il mondo girare. Di colpo si mosse, caricandone il peso, spostandola, aprendola con durezza e passione.

 

Se mai c'era una posizione che lei amava, era quella. Non riuscì a distogliere lo sguardo, né da lui, né da loro. Il momento in cui osservavai suoi movimenti, forti e controllati. Dove si abbandonava a un dominio sul suo corpo e… nel momento del massimo piacere…

 

L'apoteosi. La meraviglia, il piacere supremo si stampò sulla faccia di due che avevano conosciuto il Divino.

Chissà se mi dirà  mai che si è riconosciuto in queste parole. 

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